La figura di Manolis Glezos viene spesso, comprensibilmente, collegata alla sua lotta antifascista iniziata in gioventù, nei primi anni Quaranta. Nelle ultime settimane, a seguito della sua morte avvenuta il 30 marzo scorso, si è detto e scritto molto sull’eredità politica e morale che Glezos ha lasciato ai greci e non soltanto a loro. Per quanti lo hanno conosciuto bene, la sua militanza nella resistenza antifascista è tuttavia solo una delle molteplici attività a cui si è dedicato nel corso della sua vita. Una personalità estremamente variegata, spontaneamente umile e pacato, caratteri subito evidenti a chi lo incontrava e aveva la possibilità di dialogare con lui. Glezos si preoccupava sempre di non aggredire verbalmente il suo interlocutore anche se schierato su posizioni nettamente antitetiche e trasmetteva un forte senso di dinamismo ed una vitalità esuberante in occasione di qualsiasi iniziativa a cui prendesse parte, sia in contesti ufficiali sia durante manifestazioni di piazza. Cercava sempre, al contempo, di evitare le luci della ribalta. Obiettivo che, tuttavia, non ha raggiunto in virtù della stima, del rispetto e dell’affetto che i greci nutrivano nei suoi confronti.
La sua partecipazione alla resistenza è dunque stata solo una tra le tante manifestazioni dell’incessante attività che ha contraddistinto la sua vita. La sottrazione della bandiera nazista sull’Acropoli, di cui tutti parlano in questo periodo, avvenuta nella notte tra il 30 ed il 31 maggio 1941, costata a lui ed al suo compagno e amico Apostolos (Lakis) Santas la condanna a morte dei tedeschi già dalla mattina successiva all’azione, è solo una delle numerose azioni condotte nella resistenza. Come lo è, ad esempio, il suo contributo durante la battaglia di Atene nel dicembre 1944. Quelle giornate, passate alla storia col nome di Dekemvriana, furono caratterizzate dallo scontro armato tra le truppe inglesi, fiancheggiate da reparti greci di ex collaborazionisti dei tedeschi, e la resistenza dell’Esercito popolare di liberazione nazionale (Elas). Quegli scontri armati, conclusosi solo nel febbraio 1945 con gli accordi di Varkiza, segnarono una tappa decisiva negli sviluppi della storia di Grecia ponendo le basi per lo scoppio della successiva guerra civile che prese avvio nel 1946.
Glezos e Santas hanno raccontato per la prima volta pubblicamente l’organizzazione e l’esecuzione di quella operazione di resistenza in una celebre intervista rilasciata alla televisione pubblica greca nel 1982 al giornalista Freddy Germanos per la trasmissione “Prima Pagina”. Durante quell’intervista Glezos ha rivelato come, già dal 1939, si incontrasse con il gruppo di amici del liceo per cercare di trasformare in azione la comune volontà di opporsi e resistere alla dittatura del generale Metaxas e liberare le isole del Dodecaneso dall’occupazione italiana. Metaxas aveva ricevuto il via libera dal re per attuare un colpo di Stato il 4 agosto 1936 ed era rimasto al potere fino alla sua morte avvenuta nel gennaio 1941. A partire da quell’anno prese avvio la resistenza greca all’occupazione nazista, a partire dall’epica battaglia di Creta.
Per Glezos, che ha sempre voluto sottolineare tale fatto, la vicenda della sottrazione della bandiera nazista issata sull’Acropoli non rappresentò un gesto simbolico di ribellione quanto, piuttosto, l’esito e la maturazione di un ragionamento politico.
D’altra parte, la sua stessa vita rappresenta il miglior esempio della sua personalità e del suo pensiero. Come studente della Scuola Superiore di Economia e Commercio di Atene partecipò attivamente alla resistenza e da quel momento in avanti quelle idee, che già coltivava quando era studente al liceo, lo guideranno sia nella sua vita privata che nel suo impegno politico, entrambi caratterizzati dalla costante ricerca della giustizia.
Glezos aveva uno straordinario senso per la giustizia. Era, infatti, pronto a scagliarsi contro chiunque, se ciò poteva significare riparare a qualche torto commesso e ripristinare la giustizia. Per tale ragione egli è stato l’instancabile promotore dell’attività del “Consiglio nazionale per la rivendicazione dei debiti di guerra tedeschi verso la Grecia” e del suo “Libro nero dell’occupazione”, redatto significativamente in greco e in tedesco, il quale ricostruisce con il contributo di esperti e docenti universitari le devastazioni naziste rivendicandone la riparazione economica mai avvenuta.
Spesso descritto come un eroe della Grecia contemporanea, non amava tale definizione, che per lui anzi era motivo di costante fastidio se non addirittura di nervosismo o rabbia. Era infatti solito ripetere che lui era solo uno dei tanti giovani che condussero la resistenza, solo uno di quegli oltre 120 mila invisibili eroi greci che persero la vita durante l’occupazione.
Il suo pensiero andava spesso al fratello Nikos, assassinato dai tedeschi nel quartiere ateniese di Kessariani, all’età di 19 anni nel 1944. Proprio per ricordarlo Manolis Glezos ha dato vita a una biblioteca ricca di libri sull’isola di Naxos, suo paese natale, la quale porta il nome del fratello e alla quale, secondo il volere della famiglia, poteva essere devoluta una cifra in denaro al posto delle corone di fiori per il funerale di Manolis Glezos.
Il profondo senso di giustizia e la lotta contro le disuguaglianze sono stati per Glezos valori importanti da coltivare, da custodire e da infondere soprattutto alle nuove generazioni. Dopo aver subito numerose condanne a morte, aver trascorso 16 anni della propria vita tra carcere ed esilio, durante i quali ha contratto la tubercolosi, aver messo in atto numerosi scioperi della fame in carcere, ha rivolto un’attenzione speciale e curato con perseveranza il suo rapporto con gli studenti e con il mondo dell’istruzione in generale. Pochi, anche nella stessa Grecia, probabilmente sanno che, in occasione di feste e ricorrenze nazionali, per molti anni,Glezos ha considerato un onore e un dovere accogliere gli inviti degli insegnanti delle scuole di tutto il paese per discutere con alunni e studenti delle elementari, delle medie e del liceo, di argomenti di storia legati alle principali ricorrenze nazionali. Il suo impegno in favore dei giovani lo ha portato a visitare oltre 500 scuole nel corso degli anni e, durante i giorni di vacanza in occasione di festività nazionali, è sempre stata sua abitudine spostarsi da una parte all’altra della Grecia per incontrarli.
E proprio i giovani greci hanno oggi il compito di raccogliere l’eredità politica e morale di Glezos, per trasformarla ancora una volta in realtà.
Rigas Raftopoulos